(a proposito di Maggio in Filippo Petroselli, Il carosello del tempo, La Prora 1956)
Di Rosa Rossi
Questo breve articolo, scritto da Rosa Rossi, esplora Il carosello del tempo di Filippo Petroselli, una raccolta di prose liriche dedicate ai mesi dell’anno. Attraverso l’analisi din un verso sul mese di maggio, l’autrice indaga la fusione di poesia e prosa, i possibili richiami letterari – da Dante a Gozzano e Montale – e la sensibilità ecologica che traspare nelle immagini degli insetti. L’articolo riflette inoltre sul genere letterario di queste scritture e propone letture parallele, da Tombari a Goulson, offrendo un ricco intreccio tra esperienza e letteratura.
Preambolo
Ci sono alcuni libri che si leggono e rileggono, per motivi diversi (professionali, affettivi …). Pur conoscendoli, la rilettura permette di scoprire sempre qualcosa di nuovo.
Soprattutto, si scoprono connessioni sfuggite o, semplicemente, date per scontate.
Può trattarsi di libri ‘antichi’ e mai ripubblicati che vale la pena recuperare negli scaffali delle biblioteche o spersi nella massa dei libri usati, tra librerie e bancarelle, fisiche e online.
A volte appaiono un po’ superati come scrittura e come genere ma non per questo sono meno interessanti.
Tra questi, Il carosello del tempo raccoglie dodici brevi prose, una per ogni mese dell’anno, precedute da un’apertura in cui una statua prende la parola rivolgendosi all’autore infreddolito. L’autore è Filippo Petroselli (Viterbo, 1886-1975).
Nell’insieme è una lettura veloce, anche se, per assaporarlo o centellinarlo, andrebbe letto con lentezza, per non perdere le immagini che si rincorrono nelle singole prose, accavallandosi e rincorrendosi, e il gioco di rimandi lessicali e formali interni ed esterni (Petroselli, 1956).
Il genere
Una domanda sorge spontanea: in quale genere letterario andrebbero collocate? Sono ‘prose liriche’? Oppure, meglio, ‘poesie in prosa’? Possibilmente nello stesso genere si trovano due libri, uno di Fabio Tombari, I mesi (Tombari, 1954) e un altro di Francesco Matacotta, I mesi con prefazione di Francesco Flora (Matacotta, 1956).
È una questione di non facile soluzione: tanti sono gli elementi da considerare e da indagare, anche ponendoli a confronto con altre sperimentazioni, in alcuni casi coeve al testo considerato, affini anche per argomento. Per approfondire questa questione del genere consiglio Claudia Crocco, La poesia in prosa in Italia. Dal Novecento a oggi (Crocco, 2021). Un primo esperimento, condotto su due brevi periodi consecutivi tratti dalla ‘poesia in prosa’ dedicata al mese di maggio, può dare l’idea della fusione tra ispirazione poetica e cultura letteraria che percorre il testo.
Il valore ecologico della rappresentazione dell’abbondanza di insetti
“… Inebriati gli insetti volitano ovunque, o riddano a nubecole.
Filano i ronzii e s’intrecciano tagliando ratti l’aria …”
L’attenzione del lettore si sofferma sulle immagini per vari motivi. In primo luogo per la considerazione che, anche all’occhio inesperto di una persona che abbia a cuore le sorti del pianeta, che abbia qualche consuetudine con prati, giardini, parchi, ecc. e che abbia superato il limite della ciceroniana senectus (ossia di una certa età), è facile rendersi conto che gli insetti sono in continua diminuzione. Tutte le persone comprese in queste categorie ne trovano conferma nei loro ricordi di bambini in cui riconoscono l’affollata descrizione del breve stralcio.
Per accostarsi al mondo degli insetti si possono scegliere due percorsi di lettura. Il primo può prendere le mosse dalla lettura di testi ormai datati che descrivono il mondo degli insetti dal punto di visto scientifico e/o divulgativo. Di sicuro interesse sono quelli di Jean Henry Fabre, reperibili in tre volumi con il titolo Ricordi di un entomologo (Fabre, 2020–2023). Un altro autore che ha dedicato pagine divulgative agli insetti ma anche ad altri piccoli animali è Marcel Roland, i cui titoli sono reperibili nelle biblioteche e nel mercato dell’usato, con l’unica eccezione di La grande lezione dei piccoli animali (Roland, 2011).
Un secondo percorso di lettura è rappresentato da titoli di entomologi che studiano gli insetti in relazione al loro diminuire a causa del cambiamento climatico e dell’inquinamento, descrivendoli anche in testi adatti a un pubblico ampio. Tra questi: Dave Goulson, Il ritorno della regina (Goulson, 2019) e Terra silenziosa (Goulson, 2021).
Richiami letterari: note su alcuni termini usati da Petroselli
In questo righe metto in evidenza alcuni termini scelti da Petroselli – inebriati, volitare, riddare, nubecola, e ronzii – mettendo in luce i richiami letterari, le risonanze dantesche e le sfumature poetiche.
Inebriati, riferito al soggetto ‘insetti’, suggerisce i profumi dei fiori da cui gli insetti traggono il nutrimento.
Gli insetti volitano e riddano. Due azioni.
Perché ‘volitano’ e non ‘volano’?
Perché ‘riddano’ e non ‘danzano’?
Una seppur modesta dimestichezza con il testo della Divina Commedia permette di individuare l’intrusione dantesca nel testo, possibilmente non casuale.
Il primo – volitare – si trova nel XVIII canto del Paradiso (vv. 91–93):
E come augelli surti di rivera,
quasi congratulando a lor pasture,
fanno di sé or tonda or altra schiera,
sì dentro ai lumi sante creature
volitando cantavano, e faciensi
or D, or I, or L in sue figure.
(Paradiso XVIII 72–77; Alighieri, ca. 1320/1994).
Il secondo – riddare – è utilizzato invece nel VII canto dell’Inferno (vv. 22–24), nella similitudine tra scialacquatori e avari:
Come fa l’onda là sovra Cariddi,
che si frange con quella in cui s’intoppa,
così convien che qui la gente riddi.
Non è casuale neppure l’uso di un termine già desueto al tempo in cui la prosa è stata scritta: nubecola. Lo si trova, ad esempio, in Guido Gozzano, Farfalle. Epistole entomologiche (Gozzano, 1914/1980):
[…] la nubecola timida del mandorlo […]
E, molti anni dopo, in Eugenio Montale, La danzatrice stanca (Montale, 1969/1996):
[…] Poi potrai / rimettere le ali non più nubecola / celeste ma terrestre […]
Sempre per individuare modalità proprie della poesia in prosa, nella seconda parte del breve stralcio (“Filano i ronzii e s’intrecciano tagliando ratti l’aria …”), l’attenzione cade sulla posizione del soggetto (i ronzii). […]
Nel commento di Vittorio Sermonti (1988-1994) alle tre cantiche della Divina Commedia, si trova una domanda al lettore:
“Il pane delle tre terzine – ti chiederai – è fatto con la farina dell’esperienza o con la mollica della letteratura?”
Bibliografia
- Alighieri, D. (1994). La Divina Commedia (V. Sermonti, Commento). Milano: Garzanti. (Opera originale ca. 1320).
- Crocco, C. (2021). La poesia in prosa in Italia. Dal Novecento a oggi. Roma: Carocci.
- Fabre, J. H. (2020–2023). Ricordi di un entomologo (Vols. 1–3). Milano: Adelphi.
- Goulson, D. (2019). Il ritorno della regina. Le mie avventure con le api selvatiche. Milano: Hoepli.
- Goulson, D. (2021). Terra silenziosa. Come possiamo e perché dobbiamo evitare che gli insetti scompaiano. Milano: Il Saggiatore.
- Gozzano, G. (1980). Farfalle. Epistole entomologiche. In Tutte le poesie (pp. 233–278). Milano: Garzanti. (Opera originale pubblicata nel 1914).
- Matacotta, F. (1956). I mesi (Prefazione di F. Flora). Milano: Schwarz Editore.
- Montale, E. (1996). La bufera e altro e Satura. Milano: Mondadori. (Contiene La danzatrice stanca, opera originale del 1969).
- Petroselli, F. (1956). Il carosello del tempo. Milano: La Prora.
- Roland, M. (2011). La grande lezione dei piccoli animali. Roma: Gallucci. (Opera originale pubblicata nel 1939).
- Sermonti, V. (1988–1994). La Divina Commedia raccontata e commentata da Vittorio Sermonti (Vols. 1–3). Milano: Mondadori.
- Tombari, F. (1954). I mesi. Firenze: Pais.


