Giudizi critici su “Il sole malato” da PRO OMNIA

Quanto è stato scritto sull’opera letteraria di Filippo Petroselli a cura di Alessandro Vismara

“Dopo aver curato personalmente con amore e passione l’OPERA OMNIA dello scrittore Filippo Petroselli, in tre volumi in ottavo di complessive pagine 1340, è con vivo piacere che presento questo volume. È nato nel lontano 1910 quando il grande letterato Guido Mazzoni con brevi parole che sanno di profezia: «Vi è genio e fantasia» giudicò il primo lavoro letterario di Filippo Petroselli, allora studente. Mi auguro che questa raccolta di giudizi sia gradita ad ogni lettore e soprattutto a chi ama approfondire lo studio sulle opere di questo illustre Autore”.

Alessandro Vismara

1937


  • IL POPOLO BIELLESE, Biella (gennaio 1937)  RICERCA IN CORSO

Il volume ci appare tra i migliori romanzi comparsi in questi ultimi tempi in Italia. Volume che rivela al lettore tutta la forza e tutta l’efficacia di questo nostro scrittore. Specie dal lato letterario, nella prima parte, scontriamo uno stile limpido e paesano cosi pittoresco nella sua voluta scarsa appariscenza che ci ricorda il meglio del Fucini. Ma sempre ammiriamo l’onestà della prosa e un’abilità di svolgimento veramente degni di elogio in epoca così fatuamente improvvisatrice anche nel campo della letteratura … 

F.M. Momigliano

  • L’eco di Gibilmanna (gennaio 1937) RICERCA IN CORSO

Questo romanzo è tutto un atto di fede, di coraggio, di amore. Il personaggio più importante è Don Angelo, apostolo magnifico di cristianità, sacerdote modello che nulla teme dal mondo e tira dritto purificando e convertendo al bene col suo largo esempio di carità. È superiore al Vescovo Miriel dei Miserabili di Victor Hugo: non è una figura astratta, è più uomo e più santo. Grande romanzo scritto con stile piano, lineare, impeccabile. Attraverso una forma classica questo grande descrittore cosmico ci svela la sua anima di uomo moderno …

Filippo Agnello di Ramata

  • Il giornale degli impiegati, Como (gennaio 1937) RICERCA IN CORSO

E’ un romanzo psicologico e d’intreccio, due fattori che mettono sempre in risalto la fresca fantasia dell’autore e la profonda conoscenza dell’animo umano. L’originalità, come in tutti i lavori del Petroselli, vi regna sovrana. Ed è, a parer mio, questa originalità che dà un valore assoluto al romanzo … La figura di Don Angelo, il santo sacerdote che riesce a commuovere e convertire Samuele, è meravigliosamente scolpito. Il Sole Malato è un libro che attrae e che lascia in noi la persuasione di avere nell’autore un vero, profondo e piacevole romanziere …

G. Porciani

  •  LUCE INTELLETTUALE. Rivista mensile letteraria Fondata da Rosario Licari Palermo (gennaio 1937)  RICERCA IN CORSO

Con questo nuovo romanzo Petroselli, l’autore del notissimo delizioso Ruzzante, s’impone all’attenzione della critica e del pubblico per le sue doti singolari . . . Romanzo originale ed efficacissimo …

Francesco Giovinazzo

  • Vedetta Fascista. Quotidiano dal 1926, Vicenza (gennaio 1937) 

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“Petroselli occupa un posto onorevole che si distingue per originalità, modernità ed umorismo . . . Il segreto etico del Petroselli è la bontà. Onde il suo scrivere non ha semplicemente valore estetico, ma acquista la sicurezza e la forza di una missione. Ecco il cattolicismo.

Impressioni rapide, osservazioni acute, reti antologiche stese tra cosa e cosa, creatura e creatura: ecco come il Petroselli ci solleva l’animo dall’intreccio narrativo, per mezzo di una scrittura linda, riservata, serpeggiata da un humor finissimo, una scrittura che rivela subito nell’autore anche la disposizione a cogliere la poesia che è nell’universo. Non mancano pagine di emozione intensa, pietose o di una festevolezza moderata … Il curato Don Angelo è una figura che ci resta scolpita nel cuore …” 

  • LA VOCE DI MANTOVA. Quotidiano politico (febbraio 1937)                                                                                     RICERCA IN CORSO

“… il romanzo sarebbe pregevole anche solo per l’arte forte con cui è scritto. V’è poi una splendida trama, ricca di un certo sapore profetico, e se in fine osserverai i singolari caratteri che vi circolano e vi operano, classificherai questo libro tra quelli indimenticabili …”

  • La donna italiana, La donna italiana rivista mensile di lettere, scienze, arti e movimento sociale femminile, Roma (febbraio 1937)  RICERCA IN CORSO

“… Don Angelo nel parlare ai semplici si mantiene sempre in clima elevato, con la massima naturalezza. E pure per le vie del cuore vien compreso da tutti, tal quale soleva accadere al Divin Maestro! …” 

Giulietta Martini

“Personaggi descritti con fine intuito psicologico; non manca un sano umorismo. Si raccomanda per il suo senso cristiano diffuso in ogni pagina …”

  • La Liguria medica, GENOVA (febbraio 1937) RICERCA IN CORSO

“Il sole malato è una nuova prova del valore del Petroselli che onora il gruppo dei medici italiani dediti all’arte …”

G. Vidoni

  • QUADERNI DI POESIA Rivista letteraria, mensile a cura di Mario Gastaldi (27 febbraio – 5 marzo 1938) RICERCA IN CORSO

 Filippo Petroselli: Il sole malato – Editrice <<Ancora>>, Milano

“Romanzo a intreccio, che trae la sua ragion di essere in un motivo profondamente umano. Le figure che compongono la vicenda, ambientate in un clima campagnolo, hanno tutte le caratteristiche della loro razza. Lo stile sobrio, misurato, colorito consente all’Autore di mettere in evidenza i vari stati d’animo dei personaggi e le vicende varie dell’azione …”. 

J.M.

  • IL LETIMBRO – SAVONA. Bisettimanale cattolico    ( marzo 1937)     

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“In questo libro l’autore, oltreché le doti di narratore conferma ciò che gli fa molto onore: vivo sentimento cristiano …” 

G.F.

  • RIVISTA DI TERAPIA MODERNA, Edita per cura della Ditta Giorgio Zoja, Milano (marzo 1937)       RICERCA IN CORSO

“Con questo romanzo Petroselli ha saputo creare un ambiente di alta spiritualità nel quale i personaggi operano e creano, insieme con l’’intreccio delle vicende, episodi e situazioni di nobile effetto educativo …”

  • L’Avvenire, Roma (13 marzo 1937)

IL SOLE MALATO

Diciamo pressocché tutto di questo bel romanzo di Filippo Petroselli (I) riportando il giudizio che ne diede, in fatto d’arte davvero competentissima, Grazia Deledda: “Libro ricco d’idealità, originale e profondo”.

Insisto nella espressione: ricco d’idealità. Petroselli è di coloro che scrivono per migliorare la gente; niente culto della pura forma, niente ermetismo, niente calligrafismo. L’arte è strumento per il bene. Mi ha scritto candidamente di questo suo romanzo: ho fiducia che possa fare un po’ di bene …

Ed io credo che del bene effettivamente ne faccia e ne farà. Petroselli è sempre il caro, amabile narratore dell’Ampolla della gioventù e di Ruzzante. Romanzo e novella. Egli è nato per raccontare e lo fa con bel garbo, con squisito realismo, con disinvoltura. L’interesse mai viene meno. In Ruzzante ne ha dato magnifica prova. 

Qui il respiro s’allarga, qui fantasia e realtà s’intrecciano. Le passioni vibrano intense.

Vi sono due sfondi, uno storico ed uno attuale.

Storico la sua Viterbo quale fu ieri, quale è oggi. Viterbo dalle mura ferrigne dal colore di Medioevo, colla sua cattedrale, la sua Santa, le sue belle fontane, le sue piazzette, ricordo quella di San Pellegrino, che ci fanno, con perfetta suggestione, rivivere il passato. E poi l’immagine della Santa, Rosa la Terziaria. Colei che fece impallidire il terribile Federico. Rosa di cui i Viterbesi sono tanto devoti ed alla quale tributano con la Macchina, così celebrata, onori di trionfo la vigilia della sua festa il 3 di settembre. E poi i luoghi: il Cimino, S. Eutizio, la Pallanzana, a me pure tanto cari e familiari per consuetudine di giovinezza.

Dipinture breve ed efficaci, il Cimino che si avvina a Dio e ci purifica l’anima come dice Don Angelo, stupenda figura di prete.

Questo il primo sfondo. Ve ne è poi un secondo più immediato ed ardente: il dopo-guerra. 

I bagliori della grande fiammata sono ancora vivi. Mutilati ed imboscati in perenne fatale rissa, inconciliabili come la luce e l’ombra. Si sente e si sa che l’Autore ha fatto le guerre; non si è limitato a vederle di lontano, è stato, come dire in in medias res. Umanità irrequieta del dopo-guerra ben descritta con le sue corruzioni, la smania smodata di ricchezze, di lusso, di danaro, l’umanità nervosa e violenta.

Lo stile del Petroselli è efficacissimo, fresco, immediato. Egli rende l’anima della campagna. Medico, studioso di malattie nervose, rimane sempre nel fondo un poeta e un rurale. Ecco una sua descrizione breve che ha l’evidenza di una pittura un po’ futurista, tutta masse e densità di coloro: “Per i campi correvano le staccionate tagliandoli a quadri, finocchielle a corimbi gialli e le tante stelle turchine delle cicorie … le allodole salivano da prati e stoppie remando il sereno, trillanti di amore e di nido …”.

Non starò a narrare nei particolari la trama. La lascio al gusto dei lettori che certamente saranno molti e devoti.

Mi limito a dire che i personaggi della vicenda s’incontrano in modesto albergo di campagna: “I Fanghi” dove vanno per cura. Vi si delinea un idillio di tramonto tra la proprietaria dell’albergo vedova tedesca che ha avuto due figli morti in guerra ed un pensionato il Signor Donato figura molto simpatica di anziano conte decaduto, cacciatore appassionato, ma poco fortunato col suo cane Stop.

Nell’albergo capitano persone diverse e tutte interessanti. Sapientemente modellate soprattutto due figure, quella di Rombi il tenente mutilato, insofferente di tutte le ingiustizie, magnifico di amor di patria, e il suo grande amico Don Angelo, parroco di campagna forse ripreso dal vero, zelantissimo, autentico sacerdote di Cristo, ex cappellano militare della grande guerra, pietoso, soccorrevole per tutti i miseri, uno che ha sete di anime come direbbe Don Bosco. Di fronte due figure viscide: Samuele, l’imboscato, l’arricchito di guerra e l’avaro Sor Pietro; il mondo oscuro. E quando stanno di fronte i due mondi, il bene e il male, Rombi e Samuele, il dialogo si fa potente, si sente che sono in conflitto due concezioni della vita; piacere e dovere. Anche le linee dei personaggi si alternano e Rombi nel vivo del pathos diventa gigantesco.

Poi i ragazzi: Polvere, agile, vivacissimo, la vespa, il tormento del Signor Donato; ma in fondo si vogliono bene. L’’incomprensione deriva dall’età: vecchiaia e gioventù, l’eterno dittico della vita che Petroselli rappresenta assai felicemente. Sempre tra i ragazzi: Righetto, studente ginnasiale, enfant terrible, feroce ideatore di scherzi a cani, gatti, uomini. nel ritrarre i ragazzi il maiuscolo Nostro ha mano leggera ed esperta. Vi senti il novellatore per i piccoli, arte difficile e di suprema responsabilità.

Poi una serie di macchiette di contorno: Blandina, la bastarda domestica, chiusa e scontrosa, con il suo innamorato il negro Pasqualino, pietosamente adottato da un battaglione di Alpini, il Cav. Grazzini impiegato di banca svenevole e sdolcinato, scroccone e terribile attaccabottoni, il maestro declamatore di versi, la giovane vedova francese, Signora Rachele, che ha un violentissimo diverbio con l’altra, la tedesca, episodi marginali ed inevitabili dell’inimicizia tra due popoli; e poi tante altre tutte bene caratterizzate ed individualizzate.

Mi è piaciuta assai la descrizione della morte del Signor Donato, l’addio con Polvere (il giovane ed il vecchio s’intendono), i particolari tutti finemente scolpiti con crudo realismo, il delirio rievocante la caccia, la grande passione dele morente, e poi il seppellimento semplice cristiano. Pennellate sobrie ed indovinate.

Ma obbietterà l’amico lettore, e (il Sole Malato)?

È questo il motivo più tipico e nuovo che domina la seconda parte del libro ed è prodotto di bella fantasia. Mi ricorda Pec. Noi viviamo, più di quel che non pensiamo, serenamente fiduciosi nelle costanti leggi della natura. Ogni giorno alla data ora che i metereologici stabiliscono con precisione, il sole nasce, alla data ora tramonta.

Ma se non fosse più così? È proprio quelle che avviene in ipotesi nel romanzo del Nostro. Il Sole incomincia ad impallidire, un gran gelo invade la terra, le macchie si fanno sempre più dense e profonde. Strani fenomeni celesti e tellurici sconvolgono il mondo. Si rinnovano le scene appassionate e terribili dell’anno Mille.

Ma di fronte alla morte imminente del mondo gli uomini ritrovano se stessi, migliorano e si stringono l’uno all’altro. Il dolore, le grandi sventure ci rendono buono e ci richiamano alla mente il comune destino.

 È l’ora di Don Angelo, delle penitenze, delle processioni di espiazione. Questo mondo di fantasia con le sue ombre e le sue luci, i contrasti, gli attimi di rinnovata speranza e di più profondo accasciamento, è rievocato da Petroselli con potenza di rilievo e di immagini. Il male con il suo ghigno ormai impotente sta per scomparire, torna nell’abisso donde emerse. La notte esteriore è accompagnata da una grande alba di spiritualità risorgente che si incontra nel finale grandioso come una sinfonia di Bach, col motivo del Pater Noster, la più umana e. più divina delle preghiere, sospesa a metà ché l’indomani gli uomini non avranno più bisogno di pane!

Io mi domando se forse tutta questa fantasmagoria concepita dal Nostro in un clima quasi allucinante, non contenga un grande senso ideale, questo: che la soluzione degli ardui problemi che la guerra ci ha asciato in eredità e che Egli l’Autore quale ex-combattente, ha sentito tanto personalmente e vivamente, non può trovarsi nell’esteriore ma in un riequilibrio, in una pacificazione delle anime. Così come accade ai personaggi del “Sole Malato” che finalmente sotto l’assillo della sventura, si riconoscono e si vogliono bene. Il comune dolore ed il comune ideale hanno abbattuto la muraglia che divideva le anime. Si sono intesi uno. Ut unum sint. È la grande aspirazione cristiana. 

Francesco Aquilanti (Regia Università di Roma)

  • Filippo Petroselli, Il sole malato, Romanzo, editrice Ancora, Milano, Pavia, Brescia, Monza, Genova, Trento, – L. 3°
  • Sardegna, mensile    ( marzo 1937)     RICERCA IN CORSO

“Romanzo ben tessuto, ben condotto, ben delineato, armonico in tutte le sue parti. Ha pagine d’incomparabile bellezza artistica, descrizioni vive, scene suggestive che riempiono la nostra anima di un mondo nuovo, luminoso, palpitante…” 

  • L’ARALDO CROCIATO, Collegio Missionario P.P. Trinitari. Somma Vesuviana (marzo 1937)       RICERCA IN CORSO

 “Grande romanzo: uno dei migliori lavori della narrativa italiana moderna …”

  •  LA SESIA, Giornale di Vercelli e Provincia   (aprile 1937)   RICERCA IN CORSO                                                                                       

“Romanzo filosofico, ma qui la filosofia non pesa; romanzo che avvince, romanzo buono nel vero senso della parola e bello come concezione e come stile. Uno stile che invidio a Petroselli tanto è puro, limpido, ricco, senza pedanteria, né rettorica: c’è da imparare …” 

Pina Ballario

  • VARIETAS. RIVISTA ILLUSTRATA poi RASSEGNA ECLETTICA ILLUSTRATA ITALIANA (aprile 1937)            

Libri in vetrina

Filippo Petroselli, Il sole malato, romanzo. 

“Incorniciato dalle vecchie mura cupe ed altere, dai colonnati esili ricami di marmo e dalle scroscianti fontane dell’antica Viterbo, ed a tratti dalla semplicità spoglia e chiara delle campagne circostanti, si delinea in questo romanzo il duro contrasto del bene col male, della fede con lo scetticismo.

Nelle descrizioni della natura aleggia una infinita quietudine ed una serena semplicità, pur fedeli al vero.

Le appassionate figure dei protagonisti che grandeggiano nel luminoso silenzio circostante sono caratteri umani, benché talvolta intinti d’ironia, caratteri di uomini e donne che ci sono passati tante volte vicino nella vita, con il loro bene e il loro male, così che ci sembra di riconoscere note fisionomie: il signor Donato, carattere brusco, intransigente mania della caccia, e tanta timida e semplice bontà; Blandina, anima aspra e ribelle, forgiata d’amarezza dalla nascita illegittima e dall’infanzia abbandonata, eppur devota; Polvere, ladro per far del bene e tanti altri.

Figure fra loro antagonistiche e direi assolute: Don Angelo e Samuele; il prete tutta carità e bontà, Samuele tutta avarizia e violenza.

Bene e male in contrasto, desideri, amori, rancori e lotte si intrecciano: ma su loro d’un tratto la luce soffoca. Il sole ammala, piove sugli uomini e il nodo delle loro passioni un chiarore scialbo che illividisce lentamente; per mesi questo chiarore affioca, sul nord scende la tenebra e gli ultimi illusi fuggono ai tropici per prolungarsi l’agonia. Il sole si spegne, il mondo muore.

E davanti alla vita che cessa, ai ghiacci che avanzano, il cuore degli uomini si spoglia delle vanità come delle passioni, si placa: dietro la tenebra la luce della verità, più alta che la vita, risplende.

Samuele, folgorato anche lui da quella luce si inginocchia innanzi al santo prete, e tutti gli uomini finalmente fratelli attendono in preghiera la morte.

Senza pretendere a studi critici o filosofici si può dire che questo romanzo, ricco di vita e di umanità, illuminato da chiare visioni campestri ed elevato alla fine dalla mistica conclusione, è un’opera insieme piacevole ed elegante e soprattutto originale e profondamente morale.

Il pensiero della fine del mondo compare a tratti, da secoli, nella letteratura ma, a differenza degli altri, in questo romanzo il cataclisma piomba quasi improvviso su un mondo ricco di vita e civiltà, appassionato e tormentato, sul mondo di oggi, senza essere preceduto da prolissità astronomiche né malinconiche dissertazioni scientifiche sul decadimento delle razze o il retrocedere della civiltà nella lenta morte del mondo. 

Il romanzo perde verosimiglianza, ma acquista interesse e commozione, ché figure di uomini simili a noi si torcono come fronde nella raffica, nella tragica atmosfera e ci mostrano con i loro errori, che si fanno chiari mano a mano che la luce scema, i nostri errori.

Amalia Caterina Baccelli

Vedi anche (nella stessa rivista da aprile a ottobre):

Amalia Caterina Baccelli, Terre di sole, recensito da Luigi Sciuto Salvo, in aprile 1937

Pina Ballario, Come ho visto la Russia, recensito da Amalia Caterina Baccelli in maggio 1937

Amalia Caterina Baccelli, 99 uomini con occhiali 99 novella, in maggio 1937

Alfredo Baccelli, La vita senza maschera, Cappelli Bologna, in settembre 1937 firmato C.D.L.

Foto e articolo sulle nozze Baccelli – Rinaldi (15 settembre 1937) in ottobre 1937

  • LA FESTA. RIVISTA SETTIMANALE ILLUSTRATA DELLA FAMIGLIA ITALIANA     (aprile 1937)   RICERCA IN CORSO

“È un romanzo cattolico, un libro cristiano, perché è un atto di fede e di amore. I personaggi sono riuscitissimi, tutti vivi ed umani. Le scene descritte con pennellate magistrali. V’è l’humor che rende facile e divertente la lettura, un senso di mistero e di poesia che commuove, uno stile piano e classico che ci fa pensare a «quel ramo del lago di Como». Attraverso una forma tutta propria questo grande scrittore ci svela la sua anima. È un libro da leggersi accanto al fuoco nelle serate invernali perché tratta argomenti che rinsaldano santi vincoli della famiglia …”.

Filippo Agnello di Ramata

  • Nicia Rivista medica d’arte e varietà   (aprile 1937)

FILIPPO PETROSELLI – Il sole malato – Romanzo – (Milano, Edizione Ancora) – L. 5

“Petroselli, psichiatra di Viterbo, ritorna alla tribuna letteraria dopo averne avute le palme con “Ruzzante”. Io non sono un competente di Eliopatologia, benché abbia letto qualcosa di Flammarion, ho sentito parlare della nascita di macchie solari e mia nonna diceva che esse, come le comete, erano presagio di di maltempo, malocchio e carestia. Invece, leggendo il libro di Petroselli, ho pensato che il poverello di Assisi non errò certo nel comporre quel magnifico “Inno al sole”, che è luce, vita, potenza creatrice. Beato il sole anche quando fa la scarlattina! Mi risulta appunto dalle pagine di questo interessante romanzo come, dopo la malattia del sole, tutto si vada modificando, migliorando; è il sole creatore di bontà, e l’elogio della bontà è il pernio attorno al quale si svolgono le vicende più vaghe, che hanno soprattutto il grande pregio della naturalezza descrittiva, artisticamente cesellata in un quadro di ambiente georgico. Ogni personaggio ha la sua impronta caratteristica, sembra sgorgare vivo e vibrante d’energia, per andare ad inchinarsi di fronte alla superba maestà del Dio Sole. La figura del vecchio pensionato, che vive di caccia e di illusioni amorose conservando nel suo petto un segreto che non ha mai avuto il coraggio di rivelare alla signora Candida, è descritta con vera ricercatezza di particolari; è così bella la storia di Blandina; pasqualino e Polvere sono così simpatici e sbarazzini che credo sia sufficiente la presentazione di questi interpreti al lettore per indurlo a versare nelle tasche dell’editore la tenue moneta di uno scudo senza beccarsi il pericolo di beccarsi dei colpi di sole”.

Antonio Fracassi

  • LA NOUVELLE REVUE CRITIQUE – PARIS      (1937)

Il sole malato                                                                                                              

L’auteur de Il sole malato peut passer pour un esprit original. Il fait évoluer dans un cadre et des circonstances exceptionneles, des personnages tirés de la plus vraisemblables realité. Et ce contraste du realisme des gentes et des caractères avec le cadre irreal est une des caracteristiques de son talent. Dans Il sole malato, dont la primière partie est tout entière une sorte de prologue, dans lequel l’auteur nous presente ses personnages, il imagine que les pertubations solaires font de cet astre un malade .. . Mais on entend bien que ce soleil ne s’eteint pas sans apporter un trouble profond au sein d’une humanité qui ne peut vivre sans lui.

Comment reagissent les hommes – ceux meme qui nous furent presentés dans la primière partie – devan un cataclysme qui annonce leur fin, c’est tout l’objet de l’ouvrage.

Selon M. Petroselli, ils se retournent, reportants, vers le Dieu de leur jeunesse , et Ia foi de l’an mil revit en ce derniers hommes du 20° siècle. C’est un curiex ouvrage, bien digne des precedents du meme auteur, qui se classe ainsi parmi les esprits plus originaux de Ia litterature italienne contemporaine.

LUCIEN LELUC – Asnieres – Selne

  • Cronaca di Calabria. Gazzetta settimanale di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria  (marzo 1937) RICERCA IN CORSO

“Un volume che dovrebbe essere letto con ponderatezza, perché ha tutte le qualità che abbiamo ragione di pretendere da un buon romanzo: originalità d’argomento, sondaggio di realtà di caratteri, moralità non pedante di concetti, e, cosa trascurata spesso oggi, ma non trascurabile, scrupolosa proprietà di linguaggio …”  

Giulio Sarteni          

  •  L’ITALIA CHE SCRIVE rassegna per coloro che leggono        Bimestrale  (maggio 1937)

FILIPPO PETROSELLI, Il sole malato, Brescia Editrice Ancora, 1936 in 8°, pp. 263 L. 5

Il romanzo descrive un ambiente provinciale, ma nell’ultima parte, che è la più notevole per originalità di invenzione e per stile, si eleva fino ad ottenere un’atmosfera di trascendenza, nella quale si valorizzano, sotto un aspetto tutto spirituale, gli atti contingenti e le figure un po’ minute dei protagonisti. Tutto dipende da un fatto singolarissimo che costituisce il nucleo della narrazione: l’oscurarsi del sole, il raffreddarsi della temperatura, l’avverarsi di conseguenti altri fenomeni che, nel loro complesso, inducono paura della morte nel cuore degli uomini, e quindi li avvicinano a Dio con la penitenza e la preghiera. Tre sono le conversioni che avvengono a un tempo (un po’ troppe non è vero?): anzi, volendo osservar bene, tutti i personaggi dimettono man mano i loro crucci, le loro passioni per affratellarsi. La finalità moralistica, dunque, è assai evidente, e, se costituisce un merito pratico per l’A., non così si può dire in sede estetica, almeno nelle pagine più impregnate. Ad ogni modo, il romanzo, nell’insieme, è riuscito e si fa leggere di buon grado. Abbonda di belle descrizioni di paesaggio e di fenomeni naturalistici, si avviva di impressioni rapide, osservazioni acute, reti analogiche stese tra cosa e cosa, creatura e creatura. E la scrittura è generalmente linda, serpeggiata da un humour schietto. Manca il vero e proprio protagonista, l’eroe: invece, sono presentati e fatti agire in larga misura tipi e macchiette, alcune delle quali veramente deliziose e che restano nel ricordo. Per merito di tutti costoro l’Albergo dei Fanghi, ambiente principale del romanzo, diventa un vero teatro con commedie e tragedie, grottesche e farse: il teatro della vita.

Armando Zamboni

NOTA: nello stesso numero

Scrivere lettere, firmato TANTRIS (pseudonimo di Guido Lodovico Luzzatto)

Letture per la gioventù, firmato Marcella Ravà 

  • Venatoria ufficiale della Federazione nazionale fascista cacciatori italiani, delle Commissioni venatorie prov. e delle Associazioni prov. Cacciatori MARZO 1937           

Il sole malato

“È il titolo di un romanzo di Filippo Petroselli, scrittore contemporaneo, e non è poi così strano come può apparire a prima veduta. Trae origine da uno di quei quasi soliti annunci astronomici che i semplici e buoni personaggi paesani, cacciatori palustri appassionati e specializzati, scoprono un giorno nel giornale. Enorme ne è l’impressione. La gente in angoscia, scrutando l’astro attraverso vetri affumicati, grida concordemente: il sole è malato! E più angosciosamente si chiede: Potrà guarire?

Non vogliamo togliere al lettore l’interesse del libro con alcun riassunto del romanzo. Il titolo è in carattere con la trama. L’autore è un descrittore finissimo di uomini e cose e sentimenti. Il bel libro è un vero caleidoscopio di personaggi, di scene e di quadri interessantissimi, commoventi, divertenti, particolarmente risaltanti attraverso i magistrali dialogati. La caccia poi ha molte pagine che offrono al cacciatore-lettore interesse e godimento, nelle quali erompe spesso con vivace spontaneità il fervore di sentimenti animatori e informatori dove la pietà umana, la bontà offerente, affiorano in bella luce sul volgare egoismo dei più, con desiderio appassionato di fede, di virtù, di pace, desiderio che illumina pagine piene di vita e di verità. 

Grazia Deledda sintetizzò le sue impressioni sul libro di Petroselli definendolo <<ricco di idealità, originale e profondo>>. Quale più autorevole giudizio per un lavoro letterario e quale migliore viatico per il suo affermarsi?

P. B.

FILIPPO PETROSELLI: <<Il sole malato>>, Casa editrice Aurora (sic!) (Milano, Pavia, Brescia, Monza, Genova, Trento). L. 5

Nello stesso numero: Adolfo Cicognani, Spari a caccia chiusa, Società Tipografica Mareggiani, Bologna 1937

  • LA RASSEGNA ITALIANA POLITICA LETTERARIA ARTISTICA, Fondata e diretta da Tomaso Sillani  (giugno 1937)    RICERCA IN CORSO

Rubrica Altri libri

“La provincia di Viterbo ha ispirato a Filippo Petroselli un Romanzo: Il sole malato (Editrice Ancora 1936 – L. 5) di ambiente paesano, ricco di personaggi assai riusciti e di gustosi tipi; scritto in una lingua vivace e piena di sapore …”. 

Salvatore Rosati 

  • Giornale di batteriologia, Torino  (novembre 1937) RICERCA IN CORSO

“Scrittore elegante e forbito … ottimo libro bello e interessante. È esso pieno di sentimento e di umana pietà. Certi episodi toccano il cuore e commuovono…”

Azzo Azzi

  • SCUOLA ITALIANA MODERNA, Brescia  (novembre 1937) RICERCA IN CORSO       

“Romanzo dalle linee semplici, con figure stagliate da mano maestra. Il sole malato è un libro che fa il bene e che vuole il bene. Ha una struttura salda, uno svolgimento logico, uno scopo educativo:  ciò che vale nella vita è la bontà. Tutto il resto è fumo quando non è dolore …”.

A. P. Bonazzoli

1938


  • Radio Corriere – Torino        (novembre 1938)  RICERCA IN CORSO

“Romanzo dalle linee semplici, con figure stagliate da mano maestra … Il sole malato è un libro che fa il bene e che vuole il bene. Ha una struttura salda, uno svolgimento logico, uno scopo educativo: ciò che vale nella vita e la bontà. Tutto il resto è fumo quando non è dolore …”

  • LA TRADIZIONE PALERMO – CATANIA, rivista di storia, filosofia e letteratura                       (febbraio 1938) RICERCA IN CORSO

“Si tratta di un libro di alto valore artistico e morale … Le idee filosofiche, psicologiche e sociali del Petroselli sono così sapientemente intrecciate e sostenute che il libro può stare accanto alle migliori opere contemporanee del genere. La dote maggiore di questo libro è l’originalità: originale nello stile e nei personaggi, originalità nell’esatta concezione dei valori spirituali. Il sole malato vivrà e molto a lungo …”.

Giacomo Sardo

  • Aspetti letterari, bimestrale di lettere, scienze ed arti, Napoli (giugno 1938)

Filippo Petroselli, Il sole malato (Romanzo) Ed. Àncora, Brescia L.5; Ruzzante, Bemporad, Firenze, L. 10; Il fabbro meraviglioso (Romanzo umoristico), Ed. Àncora, Brescia, L. 7

L’ampolla della gioventù e le Novelle paesane (Campitelli – Foligno – Roma), tutte permeate come sono da un diffuso senso di comicità e da un sottile umorismo, rappresentano, nell’opera di Filippo Petroselli, quasi una messa a fuoco. 

Nelle Novelle paesane, ove ne togli taluni potenti scorci di strapaese, l’Autore non riuscì a trarsi fuori da una cotale tendenza a generalizzare e ad incorrere in astrazioni, che fa di alcune figure dei tipi e non dei personaggi vivi. Nell’Ampolla – ove è ripreso un motivo già sfruttato da Marco Terenzio Varrone nel Sexagense dal Pelosini nel Maestro Domenico: le avventure di uomo che dopo un lungo sonno letargico torna al mondo – il pericolo di cadere nel convenzionale era maggiore; ma il Petroselli riuscì in parte a guardarsene.

Tuttavia l’attività giovanile dimostrava nel Petroselli, accanto a vigorose capacità di narratore, un cotale indulgere ad invenzioni che, nel tentativo di rifare artisticamente le basi della vita morale e sociale, rischiavano di ignorare la vita.

Un tale mondo limitato e costretto non poteva accontentare lo spirito dello scrittore; questo cristallizzarsi della creazione doveva essere avvertito da una anima pronta ad accogliere tutto il movimento spirituale della sua generazione e dotata di squisita sensibilità.

Il Petroselli, Kunstler un Zeitugeist come dicono i Tedeschi, vide e comprese il tragico instabile destino della moderna travagliata psiche: e venne fuori Ruzzante, Bemporad, Firenze, il capolavoro del Petroselli, del quale l’Autore – per quel fluire della umanità, e di tutta l’umanità, nelle pagine del romanzo – potrebbe, come Marziale affermare: hominem pagina nostra sapit.

La più complessa e perfetta intuizione trova di fatti espressione acconcia nella prosa che scorre viva, armoniosa, non inquinata da impurità o digressioni che l’appesantiscano e divaghino il lettore, resa più scintillante da un prudente ed accorto uso di vigorosi idiotismi.

Quell’atmosfera di sano umorismo e di profonda eticità che pervade Ruzzante noi troviamo alla base della creazione del Sole Malato (Ed. Àncora Milano) e del recentissimo Fabbro Meraviglioso (Ed. Àncora Milano).

Se non quanto quel superamento di rigidi schemi e di antiumane astrazioni che avevamo notato in Ruzzante qui è men manifesto, non fosse altro perché, ad esempio, il Sole Malato comparso posteriormente a Ruzzante è da riportare ad un periodo di attività che precede di anni la stesura dell’opera maggiore.

Pure nei due ultimi romanzi, nelle cui pagine scorre quell’umorismo signorile e pacato che caratterizza il Petroselli e che si esprime in pagine felici, spesso vigorose, talvolta indimenticabili ma sobrie sempre, appar manifesta quella preoccupazione etica che, in cotesto scrittore dall’anima pronta ad accogliere tutte le correnti e tutte le debolezze della società contemporanea, forma – senza che l’Autore si prefigga degli scopi, nel qual caso ucciderebbe in sé l’arte – la fonte costante di ispirazione di tutta la sua opera.

La quale, pur frenando gli sdegni nel riso sano ed arguto, non risparmia, della società contemporanea, difetti, errori, debolezze.

Né ciò tutto deve lasciar supporre uno sfondo acremente pessimistico nell’opera del Petroselli; ché in lui vive e domina una umana simpatia non disgiunta da pietà, per il debole ed il vinto, una incrollabile speranza nell’avvenire dell’uomo che proietta l’opera nobilissima di Filippo Petroselli nel tempo e nello spazio.

È in questo senso di superamento, di ascesa, di anelito all’avvenire il motivo della freschezza di tante pagine del Petroselli, la ragione che di Ruzzante, la creazione sua più complessa e completa, una delle opere più rappresentative della prosa narrativa odierna.

Giovanni Agnello