Quanto è stato scritto sull’opera letteraria di Filippo Petroselli a cura di Alessandro Vismara
“Dopo aver curato personalmente con amore e passione l’OPERA OMNIA dello scrittore Filippo Petroselli, in tre volumi in ottavo di complessive pagine 1340, è con vivo piacere che presento questo volume. È nato nel lontano 1910 quando il grande letterato Guido Mazzoni con brevi parole che sanno di profezia: «Vi è genio e fantasia» giudicò il primo lavoro letterario di Filippo Petroselli, allora studente. Mi auguro che questa raccolta di giudizi sia gradita ad ogni lettore e soprattutto a chi ama approfondire lo studio sulle opere di questo illustre Autore”.
Alessandro Vismara
1953
- CONCISTORO DEGLI UMORISTI, Milano (1953) – RICERCA IN CORSO
Un soffio di poesia anima con descrizioni e pennellate la prosa del Petroselli che deve considerarsi come un poeta per il suo fedele amore ai campi ove spesso ama inquadrare il racconto, per la sua commozione dinanzi agli spettacoli naturali, antichi quanto il mondo, ma sempre nuovi per gli uomini che sappiano mantenersi un po’ fanciulli.
Queste novelle tutte originali, con tanto di nocciolo, polpa e profumo caratteristico ci confermano le alte qualità narrative di questo nostro scrittore, veramente nostro, che ottenne oltre che con le sue altre opere, specialmente con l’indimenticabile Ruzzante così vasto ed unanime consenso di critica e di lettori in Italia e fuori.
Autore anonimo
- Corriere siciliano, Bimensile Dir. Domenico Costantino (settembre 1953) – RICERCA IN CORSO
Mago della novella italiana; artefice meraviglioso di uno stile originale e perciò ricco di una spiccata personalità che seduce e avvince durante il processo creativo e lo sviluppo organico della novella: la quale porta una sagoma inconfondibile, una freschezza purificatrice, un respiro largo, una visione netta del modo in cui vivono i personaggi, una voce certamente umana: alta e profonda anche quando sembra debole e piana o leggera espressione di una tristezza superficiale in raffinata forma di poesia.
Autore anonimo
- Filippo Petroselli scrittore narrativo ed un suo nuovo libro di novelle, in Orbis. Rivista di lettere arti e scienze (dattiloscritto presente nell’Archivio di famiglia), Firenze (24 Novembre 1953)
Filippo Petroselli, l’illustre scrittore viterbese, di cui molto si è occupata la stampa odierna, presenta al pubblico colto, al popolo ed al tempo stesso alla nostra gioventù studiosa un secondo volume di novelle intitolato “Allegro ma non troppo”(secondo tempo), recentemente stampato a cura dell’Editore Gastaldi di Milano. Sono venti novelle legate ad un filo sottilissimo di logica interiore, improntate ad un senso di umanità, che traspira da ogni pagina: novelle che si leggono tutto d’un fiato tanto riescono a tenere incatenata a sé l’attenzione del lettore. Dalla prima novella intitolata “La ricetta” piena di umorismo e ricca di felici battute all’ultima “La lezione di Meo” in cui trionfa l’umiltà che, stanca di subire soprusi, si scaglia contro la prepotenza di un rozzo ed egoista villano, arricchito dalla guerra, si passa davanti a uno scenario caleidoscopico, pieno di sorprese, di intrecci e di situazioni nuove e inaspettate. Sono, per dirla con termini lucreziani, guizzi di luce che squarciano all’improvviso oscure tenebre addensate e gravanti sopra un piccolo e talora vasto mondo fantastico o, meglio ancora, fiabesco riflettente questa vita colma d’inganni, di rancori mal soffocati, di sofferenze e di miserie a cui non manca la parola amichevole, il consiglio opportuno, il conforto suggerito dall’autore, in tono non molto allegro; poiché il Petroselli mi affretto a dirlo, ha tutta l’affettuosità, traverso la frase dolcemente ironica, di un uomo di buon cuore, l’oculatezza di un medico esperto che cura risana le piaghe, anche se queste talvolta sono purulente e sembrano a prima vista insanabili. E tutto questo egli fa descrive, dialoga e narra col riso sulle labbra e col cuore in lagrime.
Ricordo, per incidenza, di aver letto sul frontespizio delle “Mie prigioni” di Silvio Pellico, un motto biblico, che spesso tuttora, data occasione, mi risuona nell’orecchio ed è precisamente questo: “Homo, de muliere natus, brevi vivens tempore, repletur multis miseriis!”. Oh quanto è vero, anche oggi! e il Petroselli lo sa, lo deve ricordare quel motto, uscito dalla bocca di Giobbe, in mezzo a sofferenze inaudite. Egli pure, come me e tanti altri nella loro giovinezza, deve aver letto quel magnifico libro scritto col sangue, libro che valse contro l’Austria, allora nostra nemica, più di dieci battaglie. E deve pure aver letto sui banchi della Scuola Elementare, un altro libro, non meno educativo, voglio dire “Cuore” di Edmondo De Amicis. Mi piace fare qui tali raffronti, poiché io trovo molti punti di contatto tra Silvio Pellico, autore delle “Mie prigioni”, Edmondo De Amicis autore del libro “Cuore” e Filippo Petroselli scrittore di novelle redatte in tono allegro, sebbene non molto, che è proprio la caratteristica dello scrittore viterbese. Ciò, del resto, egli fa non per puro passatempo, ma con le migliori intenzioni.
Basterebbe leggere, anche superficialmente, alcune delle novelle del recente volume, per avvertire che il Petroselli non è uno scrittore vacuo, che si lascia trasportare dalla malattia di buttar fuori dei lavori inconsistenti. Egli con occhio clinico scruta e cauterizza i personaggi, che mette nella scena. Uomini e donne si muovono e si agitano in un mondo familiare, domestico, quasi direi viterbese, tanto certi individui sembrano vicini al narratore. Figure tutte queste che ti fanno qualche volta sorridere e qualche, perché no? Pensare e piangere; giacché scopo del novelliere non è quello di gettare il disprezzo sui suoi personaggi, bensì precisamente quello di suscitare nei lettori un senso di compassione, mista al ridicolo che lo scrittore adopera di proposito come correttivo.
Si leggano per esempio “Per un punto Martin perdè la perla” novella fine e velata di sottile ironia, “Totocalcio” che ti lascia sospeso, finché non vieni a scoprire ciò che non ti saresti aspettato: le delusioni del totocalcio. “I guai della gentilezza” è una saporita e gaia novella in cui si narra che quattro viaggianti, che a causa di complimenti vengono a trovarsi in una ridicola e drammatica situazione, per una valigia rimasta in treno senza padrone. Quanta acutezza di vedute in tutta la narrazione e quanto brio di buona lega scaturisce da tutta la stesura di questa novella!
Che dire di un “Primo aprile”? Sorprendente novella con finale divertente. Della novella “Lo sconosciuto”? lugubre capitolo cosparso dal sorriso della morte. “Dell’agnello dorato”? Scenetta vivamente descritta con scioglimento comico. “Della ruota di ricambio”? C’è da ridere quanto si vuole alle spalle di un avaraccio, che vuole risparmiare perfino la ruota di ricambio. “Dell’eredità”? Stupenda novella che si impernia in un testamento cristianamente concepito. La finale, certamente, non è per nulla allegra, perché gli eredi restano amaramente delusi. Che cosa dire della novella “I fichi di Tirimpi”? Un quadretto magistralmente condotto, che finisce con monito salutare dato ai golosi.
Ho voluto citare alcune novelle, che maggiormente mi hanno colpito e mettere in rilievo il significato altamente umano, che si racchiude in tutto il libro.
Veramente non avevo ancora letto nulla di Filippo Petroselli, che meritatamente oggi è collocato tra i migliori narratori, avendo egli al suo attivo molte opere, favorevolmente accolte dal pubblico e lodate dalla critica odierna. Non credo pertanto di aggiungere molto alla fama del Petroselli, ma affermo che egli come scrittore possiede una abilità tutta sua, personalissima e si rivela profondo conoscitore delle cose che lo circondano e degli uomini coi quali ha contatti quotidiani.
Colorista in sommo grado, ritrae scene di attualità con vivacità di immagini e con accortezza di rapidi scorci, di immediati passaggi e di repentine battute tanto repentine che talvolta non hai neppure tempo di riprendere il fiato, tanto è scorrevole lo stile del narratore.
Giustamente Domenico Costantino nel suo poderoso studio, sull’arte di Filippo Petroselli, pubblicato nel Corriere Siciliano dopo aver fatto una diligente ed estesa quanto profonda analisi dei libri di cultura varia del medesimo, così nella parte finale conclude: “La fantasia del Petroselli esprime un mondo lirico-fiabesco che va di là dalla comune corrente e si afferma nella creazione di tipi che non si riescono a dimenticare per la simpatia che ci hanno ispirato e per l’umanità che ci hanno offerto. Sono profili che si stagliano nella nostra anima per non uscirne mai più.
Con l’illustre articolista catanese, che ha alti ed indiscutibili meriti come poeta e critico, mi trovo perfettamente d’accordo nell’augurare che i libri di Filippo Petroselli, tutti ispirati a sentimenti umani, facciano ingresso trionfale nelle nostre scuole spesso aduggiate da libri di letture non sempre adatte e proporzionate all’intelligenza dei giovani e dei fanciulli in modo particolare. “I libri del Petroselli (riprende a dire Domenico Costantino) sono proprio quelli che ogni educatore onesto, consapevole veramente della sua alta missione, deve additare ai suoi discepoli; questi sono i libri sui quali noi – ancora una volta – sebbene delusi richiamiamo l’attenzione del Ministero della Pubblica Istruzione affinché l’uso di essi venga imposto nelle nostre scuole per il prestigio della scuola stessa e per il rispetto dell’arte schiettamente italiana, tanto più difficile a crearsi, quanto più nobile essa è nelle finalità che si propone di conseguire nel mondo della gioventù odierna ed in quello dell’infanzia” alla quale noi soprattutto dobbiamo rivolgere le nostre più pure e amorose attenzioni per preparare in un domani non lontano alla Patria e alla Società una generazione saldamente istruita e nobilmente educata.
Vincenzo Polidori
- Corriere della Spezia, Spezia agosto 1953 RICERCA IN CORSO
“Il libro è intessuto da una scrittura ruscellante in una comunicativa immediata, schietta, frizzante, cordiale. Raramente capita di imbattersi in scrittori come il Petroselli che a prima apertura di pagina ti ci senti in amicizia, comprendendo quel suo mondo interiore”.
- Il giardino di Esculapio, Milano, N. 4 (1953) RICERCA IN CORSO
“Semplice novellare per divertire e divertirsi, come uno che racconti in crocchio, a tavola, o in una «loggia» dei novellieri del 300: casi della vita comune, vicende si e no di sorriso, beffe degli uomini e della sorte”.
Ettore Janni
- Giornale dell’lsola, Catania (agosto 1953) RICERCA IN CORSO
“Novelle che fanno sorridere o commuovere o lasciano pensosi … Petroselli sa scorgere sempre con invidiabile acume, il lato umoristico di ogni situazione. Così ricco di tipi e di folklore che il pensiero va a Maupassant”.
- novembre 1953 RICERCA IN CORSO
L’arte di Filippo Petroselli è arte seria e profonda scaturita da una straordinaria esperienza della vita e dei suoi irriducibili contrasti, attraverso una gamma psicologica ricca di sfumature colte con sagacissimo intuito. La vita tutta umile, grama, meschina, il Petroselli ritrae con le sue originali trovate che «allegre, ma non troppo» si velano umanamente di amara tristezza e d’ineffabile dolore. Caratteristica di queste novelle è la loro unità d’ispirazione, sorretta da un’alta coscienza morale, che le situazioni più complicate scioglie col trionfo del bene sul male, dell’innocenza sulla colpa, della mitezza sulla prepotenza, rasserenando, catarticamente, l’animo turbato del lettore. Queste virtù, sempre rare, sono avvalorate da una elocuzione sobria, rapida, tutta nervi e tutta muscoli, così da gareggiare, icasticamente, con la stessa rude realtà … Il Petroselli, degno di più larga fama, è un umorista di razza, schietto e potente: uno dei più cospicui dell’Italia odierna.
Filippo Addis, Sassari
- I Vespri d’Italia, Palermo (novembre 1953) RICERCA IN CORSO
” … scarno e incisivo, uno scherzoso ed ironico scolpire di vicende liete e tristi, pervase da una vena sottile di humor, da uno zampillare di riso «allegro, ma non troppo» …”.
- (dicembre 1953) RICERCA IN CORSO
«Allegro, ma non troppo»: qualità di scioltezza narrativa, di garbato umorismo, di rapida e felice rappresentazione dei caratteri che già conoscevo nei precedenti libri, specialmente in «Ruzzante» e in «Sole malato». Forse il meglio dell’arte di Petroselli è quando il realismo delle piccole cose della vita di ogni giorno viene riscattato, più che dall’umorismo bonario, da un’aria di delicata poesia, ispirata dagli aspetti della natura. Un esempio: nelle pagine della novella «Pesca grossa» raggiunge uno dei punti più alti come già nelle bellissime pagine del Cimino.
Bonaventura Tecchi, Bagnoregio
- LA LIBERTÀ, REGGIO EMILIA (agosto 1953) RICERCA IN CORSO
“Pagine dalla svelta stesura, dall’assai rapida conclusione che rivelano sorrisi e qualche lagrima. Sono brani della commedia umana dove però il comico è visto senza alcuna volontà di beffa, ma con simpatia, e con un senso di compassione quando questo comico raggiunge quasi il grottesco. Filosofia spicciola, ma sana, tradizionale, piena di vigore”.
- IL MEDICO CONDOTTO, La condotta medica. Βollettino ufficiale dell’Ass. nazionale medici condotti, Torino, Edizioni Minerva Medica (1953) RICERCA IN CORSO
“Tutte le novelle si ricollegano direttamente all’aurea tradizione della novellistica italiana, quasi sempre regionalistica e venata nello stesso tempo di ironia e di commozione. Narrazione sempre viva e interessante”.
Sandro Vismara
- IL MEDICO GENERICO. BOLLETTINO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE MEDICI GENERICI ITALIANI PUBBLICAZIONE MENSILE (ottobre 1953) RICERCA IN CORSO
“Sono piccoli quadretti, anzi schizzi in punta di penna, leggeri, freschi, graziosi e perciò assai efficaci. Con tocchi tenui, ma sapienti l’autore sa rendere situazioni spesso comiche, ben trovate e ben ambientate ricche di colore locale con un linguaggio snello, vivo, piacevolissimo. Scrittore di garbo e di pregi non comuni”
- OSSERVATORE ROMANO DELLA DOMENICA (settembre 1953)
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“Novelle pervase da un piacevole sapore paesano: episodi che l’occhio clinico del narratore ha selezionato ed esposto in forma di letterato autentico”.
- CONTROVENTO, Alanno (Pescara) (novembre – dicembre 1953) Il Petroselli è un medico valente, uno dei rari medici in Italia, che sanno dedicarsi anche alla letteratura. Il suo nome figura spesso nelle “terze pagine” e nelle riviste letterarie, ma specialmente sulle copertine di volumi – una decina – ch’egli ha pubblicati, tutti di narrativa. Nel 1950 ha vinto il premio Gastaldi per un libro da ragazzi – le fantasiose e simpatiche Avventure di plenilunio – e adesso ci offre una nuova raccolta di sue novelle, dal titolo alquanto minuscolo, Allegro ma non troppo, e come dice l’autore, sempre perseguendo la tendenza musicofila, siamo al secondo tempo, composto di venti brani – qui, si capisce, si tratta di novelle – giacché il primo tempo dello stesso Allegro ma non troppo fu pubblicato nel 1949, comprendendo anch’esso un uguale numero di novelle. Ci troviamo di fronte a pagine dalla svelta stesura e dall’assai rapida conclusione, le quali possiedono tuttavia le qualità per ambire ad esser tenute nel debito conto. Queste novelle rivelano sorrisi e anche qualche lagrima. Sono brani, insomma, della commedia umana, dove però il comico è visto senza alcuna volontà di beffa, ma con simpatia e, da ultimo, con senso di compassione, quando questo comico raggiunge quasi il grottesco. I ritratti, le raffigurazioni, gli episodi del Petroselli sono desunti dalla realtà; e questo è il segreto della loro coloritura e, al tempo stesso, della loro naturalezza e, quindi, della loro attrazione. Raramente capita, oggi, d’imbatterci in scrittori come Petroselli, che a prima apertura di pagina te li senti in amicizia, comprendendo il loro mondo interiore e le loro fantasie, scorgendo dove vogliono arrivare, e davvero la lettura di queste pagine – che, tra gli altri pregi, sono scritte in limpido italiano, caratteristica che va scomparendo negli autori d’oggi – reca divertimento e consolazione, lascia l’animo tranquillo e ancora ci fa credere nella vita. Il che è molto in quest’epoca di scetticismo, di disprezzo, quando anche i ragazzi, pervengono a tragedie da grandi … Allegro ma non troppo, ricordiamo. Cioè, occorre prendere la vita con moderazione, saper sorridere con bontà e, al momento opportuno, saper anche immedesimarsi nel cruccio e nel dolore che albergano nel nostro prossimo. Filosofia spicciola, ma sana, tradizionale, che ha sempre vigore e sempre recherà i suoi benefici. Tale il monito che esce dalle pagine del ‘secondo tempo’ del Petroselli e che noi accogliamo volentieri. Armando Zamboni
1954
- (lettera?) Napoli (1954)
“Vi è nelle novelle l’essenza di un grande umorista. Petroselli è nella schiera di coloro che chiamerei benefattori dell’intera umanità”.
Renato Benedetto
- GIOVANNI MARZOLI in Controvento (1954) RICERCA IN CORSO
“Queste novelle danno un senso di piacere e di riposo. Sono concettose, limpide, umane: tre virtù rare nella prosa contemporanea”.
CONTROVENTO Casa Biblioteca Perrotti – Marzoli, Alanno COMUNE DI ALANNO
Vestali curiose e attente al passato come all’oggi di questo patrimonio librario che continua a infittirsi di volumi sono Marina Marzoli e sua madre, Clara Perrotti. Marina ha quasi 73 anni, è stata una insegnante di lettere e ha girato il mondo con il sacco a pelo in spalla quando non era ancora usuale che le ragazze lo facessero. La signora Clara di anni ne ha 103 e dire che è lucida e vibrante come una giovinetta non è un complimento educato ma la verità. La loro storia è legata a quella di Giovanni Marzoli, padre di Marina e marito di Clara, fine intellettuale, poeta, studioso di letteratura e non solo, critico arguto e dalla sintassi piacevolissima, fondatore e anima di Controvento, prima rivista letteraria nata in Abruzzo (nel 1949) che diresse fino alla morte, avvenuta nel 1990
- L’eloquenza, Roma (febbraio 1954) RICERCA IN CORSO
“Petroselli si afferma nel mondo letterario per la sua spiccata personalità di narratore. Egli è nel solco di una tradizione che va da Cronin e Slaughter: quella del medico letterato. In ogni novella l’indagine penetra nel profondo col sussidio dell’arte e della scienza”.
Titta Madia
- Gli Oratori del giorno (febbraio 1954) RICERCA IN CORSO
“Medico e scienziato insigne, Petroselli – come Cronin e Slaughter – evade dal quotidiano lavoro rifugiandosi nell’arte del narrare. Petroselli ha la sua personalità letteraria, ha una sua tecnica anche nel raccontare: è in ogni novella un geroglifico umano che l’autore dipana con esperta psicologia, quasi sempre in dialettica contro il meccanismo usuale della vita”.
Titta Madia
- LA REVUE MODERNE (luglio 1954) RICERCA IN CORSO
“Le titre de ces deux recueils de novelles (1949 et 1953) est parlant: écrits d’une façon alerte et avec esprit, ces petites histoires cachent sous leur humour une philosophie certaine et une fine observation des hommes et des choses; on sourit à leur lecture mais on réfléchit également, car elles demeurent toujours dans le bon ton et !es personages qu’elles mettent en scène sont ceux qu’on rencontre chaque jour. Du mème auteur et chez le mème éditeur: Avventure di Plenilunio: il s’agit encore de petites histoires ou de légendes mais cette fois destinées à la jeunesse: toutes sont pleines de délicatesse et de poésie”.
L. P. Lecocq
- LA LUCERNA. MENSILE CULTURALE SCOLASTICO (ottobre 1954) RICERCA IN CORSO
Biblioteca comunale di Imola – Imola (BO) – +39 0542602636 – bim@comune.imola.bo.it
[consistenza] 7(1952)-9(1954) lac.
Biblioteca ‘Paolo Orsi’ della Soprintendenza Bb.Cc.Aa. di Siracusa – Siracusa (SR) – +39 3357957294 – soprisr@regione.sicilia.it
Biblioteca civica di Padova – Padova (PD) – +39 0498204811 – biblioteca.civica@comune.padova.it
[consistenza] 7(1952);9(1954);17(1962)-25(1970) lac
G.G. Ravasini
- MOMENTO SERA, Roma (marzo 1954) RICERCA IN CORSO
“Petroselli ha saputo portare alla letteratura nazionale il contributo della sua arte efficace di scrittore di altissima caratura. Il suo nome è degnamente allineato con quelli del Fucini e del Paolieri, del Pezzi e del Baratono, del Moretti e del Saponaro”.
M. P. Pezzi Le mie novelle Piccoli, 1965
Pierangelo Baratono, Genova a lume di naso (1925)
Marino Moretti, Allegretto quasi allegro (1927)
Marino Moretti, Pane in desco, Mondadori, 1940
Michele Saponaro, Le novelle del verde (Napoli, Bideri, 1908, che ebbero la presentazione di Luigi Capuana), e la raccolta di novelle autobiografiche Rosolacci (Ancona, Puccini, 1912), si cimentò nel romanzo, con La vigilia (1914), Peccato (Milano, Treves, 1919), Un uomo: l’adolescenza (1924, 1925, 1983), Io e mia moglie (1928, 1929, 1930)), Il cerchio magico (1939), e numerosi altri.
- LA RIVISTA BIELLESE. MENSILE, ILLUSTRATA: ARTE, SCIENZA, SPORT (luglio 1954) RICERCA IN CORSO
“Più che novelle vorrei definirli racconti dal vero, tanto umane sono le vicende animate da un inconfondibile carattere di verità e di sincerità, colti da una mente acuta oltre che arguta e indagatrice: personaggi vivi nella loro semplicità. Libro ricco di sano umorismo e anche di patetica pensosità, pagine interessanti dallo spigliato ed ottimo stile”.
Virginia Majoli Faccio
- Il Gargano, giornale dello sperone d’Italia (1 aprile 1954)
Nei volumi di novelle raccolte sotto il titolo unico di “Allegro ma non troppo” – che il milanese editore Gastaldi ha compreso nella ben selezionata collana dedicata ai narratori d’oggi – Filippo Petroselli riafferma tutte le sue belle qualità di scrittore limpido, originale, efficace, dotato di grande fantasia e di una singolare felicissima attitudine a trasformare in racconto e novella, cioè a dar carattere, respiro, brio, colore e sapore di creazione letteraria, atta ad interessare tutti per la umanità delle vicende e dei tipi, a fatti a lui occorsi nella pratica della sua professione di medico o nei diporti di cacciatore, di turista, di uomo di mondo.
Già Ettore Janni all’apparire del piacevolissimo “Ruzzante” – che il compagno A. F. Formiggini, scaduto che fosse l’impegno con l’editore Bemporad aveva deciso di comprendere nei suoi “Classici del ridere” – salutò in Filippo Petroselli “uno scrittore dotato di vero talento letterario e non soltanto la inclinazione di un dilettante che spenda piacevolmente nella letteratura i ritagli di tempo concessogli dalla professione”.
“Ruzzante” era stato preceduto, come fu poi seguito, da libri ricchi in ch’essi di pregi: il mestiere di letterato non ha mai preso la mano allo scrittore: eccellente, controllata e curata sempre la prosa, franco, asciutto lo stile; originali le vicende; magistralmente delineati, intus et in cute, i personaggi.
“Allegro, ma non troppo …” comprende novelle che fanno sorridere o commuovere o lasciano pensosi; novelle comiche, sentimentali, drammatiche. In prevalenza i temi sono più piacevoli che tristi perché il Petroselli sa scorgere sempre, con invidiabile acume, il lato umoristico di ogni situazione, come di ogni personaggio; ed è un umorismo che non prescinde dalla umanità, anzi la umanità meglio mette in rilievo.
A sfondo di queste novelle, conferendo ad esse ariosità e fascino, sta la Tuscia stanno i Monti Cimini, coronati di boschi, gradito asilo di cinghiali e di lepri; sta Viterbo dalle belle donne e dalle belle fontane; e il paesaggio vive intimamente con le vicende, con i personaggi, come con esse e con essi vivono gli usi, le tradizioni, il folklore. Ricco è il campionario di tipi: popolane e contadini, artigiani e cacciatori, mezzani e rigattieri, mercanti e professionisti; e non mancano gli animali dai cani ai gatti, e agli alati, dai beccaccini ai tordi!
Dai confini della letteratura provinciale Filippo Petroselli è già da tempo uscito: egli ha saputo portare alla letteratura nazionale il contributo della sua arte efficace di scrittore di altissima caratura e talento che si riallaccia, per degnamente continuarle, alle più belle tradizioni della novellistica e del romanzo.
Raffaello Biordi
1957
Estratto da La narrativa di Filippo Petroselli – saggio critico
Pensiero ed Arte, Bari 1-2 febbraio 1957
“Allegro ma non troppo”, sono due volumi di ottime novelle pubblicati a distanza di quattro anni l’uno dall’altro.
È una ricca collana di 40 gustose novelle intrecciantesi in soggetti disparatissimi, che dimostrano nel Petroselli un fine psicologo, un profondo indagatore delle umane avventure, sventure e disavventure. Una ricca messe di quadri saggiamente coordinati tra loro, sorretti da un apporto di spigliata fantasia e da una narrazione fluida, sfociante in un mondo in cui i personaggi agiscono sotto l’influsso di un superbo creatore il quale infonde, in ognuno di essi, un soffio della sua vitalità.
Tra il primo ed il secondo volume vi è un filo conduttore che lega continuamente lo svolgersi degli avvenimenti, in un complesso di situazioni il più delle volte gustose che lasciano sempre nel lettore una nota di buon umore, indice di sapiente estro creativo dell’autore.
Il solco del tempo inciso tra le due date 1950-1953 è valso a far sì che il Petroselli potesse arricchire di nuove cognizioni e di nuove esperienze il bagaglio della sua novellistica, accumulando argomenti di varia natura, atti a formare il canovaccio dei suoi volumi.
Gino Spinelli de’ Santelena

