
A solo un anno di distanza da Il sole malato, esce per i tipi di Àncora, Il fabbro meraviglioso. Dai manoscritti, depositati nel 1977 presso la Biblioteca Anselmo Anselmi di Viterbo (oggi parte della Biblioteca consorziale di Viterbo), si risale alla data di composizione de L’ampolla della gioventù che riporta in calce la data: Viterbo, 6 settembre 1922, di Ruzzante (31 luglio 1928) e di Il paese di don Ferroso Gebboso (titolo provvisorio che diverrà Il fabbro meraviglioso) che riporta la dicitura ‘completato nel 1931 pubblicato nel 1937’.
- INTRODUZIONE
- RILEVANZA STORICA E RIFLESSIONI SUL MONDO CONTEMPORANEO
- BIBLIOTECHE DOVE L’OPERA RISULTA DISPONIBILE:
- INCIPIT
- INDICE
- SELEZIONE DI TESTI PUBBLICATI NELLO STESSO ANNO (1937)
INTRODUZIONE
Con questo quarto romanzo l’autore continua a rivolgere il suo sguardo – sempre interessato, spesso angustiato, ora divertito e tuttavia benevolo – alla varia umanità con cui entra in contatto (a partire da sé stesso) nella situazioni più disparate. Ha avuto modo di osservarla da vicino negli anni trascorsi come medico militare, poi da medico condotto e ancora come neuropsichiatra e specialista di malattie nervose e mentali. Da queste diverse angolature, senza mai sottrarsi agli impegni professionali, ha sviluppato una sguardo ‘chirurgico’ sulle persone usando la penna oltre che, quando necessario, il bisturi. Tutto ciò, senza mai dimenticare che per poter ridere e, più spesso, sorridere sugli altri, bisogna essere molto severi e ridere, prima di tutto, di sé stessi.
Così, se ne L’ampolla della gioventù aveva affrontato questioni legate al prolungamento della vita ben oltre i limiti imposti dalla natura, ne Il fabbro meraviglioso la questione si sposta dalla durata della vita all’attenzione per l’aspetto estetico e al desiderio di migliorarlo. È ciò che capita quando una sorta di medico/mago di origine orientale – un po’ di esotismo e di mistero contribuiscono agli affari – pubblicizza le sue capacità taumaturgiche (un ‘fabbro’ capace di meraviglie!) facendosi pubblicità, attirando clientela di ogni tipo a Firenze, dove si è stabilito, e garantendo con i suoi prodotti bellezza per tutti. Sono in molti a ricorrere alle capacità di questo personaggio di eliminare malformazioni, imperfezioni piccole o grandi e ottenere una fisionomia perfetta nei minimi particolari.
RILEVANZA STORICA E RIFLESSIONI SUL MONDO CONTEMPORANEO
Il vero teatro della vicenda, peraltro, non è Firenze ma, anche in questo romanzo, una piccolissima comunità paesana: Ghia, con il suo palazzo nobiliare, la sua chiesa e le case via via più semplici dei cittadini. Si tratta di un paese di origine medievale di difficile identificazione. Il paese potrebbe forse essere identificato con Chia, in provincia di Viterbo, o con qualche altro paese antico del circondario. Costruito sul tufo e con il tufo, questo paese arroccato su un colle a difesa di abitanti, animali e provviste, si adatta ai cambiamenti con ritardo e non senza difficoltà.
Il signorotto locale di questo paese, ultimo erede di una famiglia di antiche origini nobiliari quando ancora la nobiltà era il metro per misurare potere e ricchezza, sopravvive stancamente, senza più risorse, senza moglie e senza figli. Per risanare le finanze servirebbe un matrimonio con una giovane (o meno giovane) dotata di una dote adeguata (l’istituto giuridico della dote era operante ed è rimasto in vigore in Italia fino al 1975). La persona giusta, in paese, ci sarebbe. Ma il signorotto ha un’antipatica malformazione al volto (una ‘gebba’, ossia un mento eccessivamente pronunciato) che gli ha valso il soprannome di Gebboso e che lo rende inviso soprattutto alla giovane dalla ricca dote che non lo degna di uno sguardo.
Quando scopre questo ‘nomignolo’, il signorotto non si dà pace finché un giorno scopre, ascoltando la radio, l’incredibile storia di un ‘taumaturgo’ di Firenze che opera miracolosi interventi estetici sui suoi pazienti a Firenze. L’incipit del romanzo è proprio dedicato alla contrapposizione tra il palazzo decadente e la radio da cui il signorotto ascolta la notizia, unico indizio di modernità nel palazzo.
Al ritorno dalla sua vacanza ‘estetica’ – “più bello e più splendente che pria” (per citare Petrolini in Nerone, 1930) – il paese tutto si mobilita per scoprire come è riuscito ad ottenere quel risultato. Inutile dire che lo scopre e che … tutti ottengono di migliorare il proprio aspetto creando un paese di belli. Tutti belli ma tutti uguali, irriconoscibili … Questa storia è ambientata ben prima del diffondersi della chirurgia estetica applicata non a criteri curativi ma a correggere l’aspetto esteriore.
Per il contenuto, lo studio dei personaggi, la conclusione inaspettata è una narrazione che non ha perso nulla della sua valenza sarcastica, fondata su una riflessione preoccupata, pensosa e umoristica sul culto fatuo, feticistico e, troppo spesso, sconsiderato della bellezza esteriore. L’autore / narratore se ne fa antesignano con tutta la gamma della critica esercitata con descrizioni vivissime di cose, uomini e fatti e, per di più, in tempi di esaltazione e difesa di una pretesa razza superiore.
BIBLIOTECHE DOVE L’OPERA RISULTA DISPONIBILE:
- Biblioteca nazionale centrale – Firenze
- Biblioteca nazionale Braidense – Milano
- Biblioteca diocesana mons. Giovanni Francesco Sormani – Pennabilli (RN)
- Biblioteca Storica di Ateneo ‘Arturo Graf’ – Torino
- Biblioteca comunale ‘Leonardo Centonze’ – Castelvetrano (TP)
- Biblioteca consorziale di Viterbo – Viterbo
- Biblioteca comunale Francesco Pometti – Corigliano-Rossano (CS)
INCIPIT
Nessuno vorrà mettere in dubbio che la conoscenza delle onde-radio, vaganti invisibili per l’etere misterioso e la magica possibilità di chiamarle a noi e rinviarle per invisibili vie ad altri lontanissimi, sia la più grande conquista dell’uomo.
La radio ha rimpiccolito il mondo.
È, e sarà sempre più un mezzo provvidenziale perché gli esiliati di quaggiù possano meglio comprendersi e sentirsi vicini, aiutarsi nelle frequenti ore della bufera e rallegrarsi nelle ore rare del sereno.
La radio per la grande maggioranza degli uomini è un magico mezzo per espander la propria anima e diventar più socievoli, e per qualcuno, tendente per natura o fortunose vicende alla misantropia, è addirittura la meravigliosa ed alata compagna, scesa dal cielo per la sua solitudine. Il sentire la voce del mondo, lungi dai simili che lo han fatto soffrire o che bestemmiano, si azzuffano rubano ed uccidono forse appena oltre il muro della stanza, il sentire la voce del mondo nella solitudine per bocca dell’amica radio, è per lui un profondo piacere.
Fuggito egli alla folla delle unghiute onde in tempesta, ha approdato in un’isola viva di fiori e vibrante di usignoli. L’han tratto a riva le luminose braccia d’una fata dagli occhi di cielo.
INDICE
PRIMA PARTE
- Un nome strano
- La mattinata di Don Gebboso
- “Quella stupida!”
- Gorgheggi d’usignolo
- Ginestre in fiore
- La notte, il giorno ed i giorni seguenti
- “Per S. Giovanni, tagliagli le gambe!”
- Sidi Beddel
SECONDA PARTE
- Il ritorno
- Una lettera
- Consulto clandestino
- Nuvole in fuga
- Un verbo nuovo
- La strage
- Fiaccole ed evviva
- Ripresa
- Tu!?
- Brontolii e nozze
- Il colloquio
- Il pulpito
- Plenilunio
- Epilogo
SELEZIONE DI TESTI PUBBLICATI NELLO STESSO ANNO (1937)
Una scelta di titoli, noti e meno noti, pubblicati nello stesso anno dell’opera presentata e utili per lo studio della sua ricezione, permanenza o scomparsa. L’elenco nasce dalla consultazione dell’archivio e della biblioteca di famiglia oltre che dalla consultazione di repertori online (biblioteche, emeroteche, riviste). Nel redigerlo si tiene conto di un principio di ‘inclusione’ di ogni genere di scrittura, non esclusi manuali e riviste d’epoca. Ciò nella convinzione che, per ricostruire la temperie culturale di un periodo, è necessario volgere lo sguardo a tutto tondo su ciò che il pubblico aveva a disposizione e sceglieva di leggere senza nulla escludere. L’elenco viene periodicamente aggiornato.
- Lucilla Antonelli, Un ragazzo ha veduto, Ceschina, Milano 1937.
- Lucilla Antonelli, L’asina di Galilea, illustrazioni Luigi Baldo, Sonzogno 1937
- Massimo Bontempelli, Gente nel tempo, A. Barion, Sesto San Giovanni-Milano 1937
- Bruno Cicognani, L’omino che à spento i fochi, Fratelli Treves, Milano 1937
- Adolfo Cicognani, Spari a caccia chiusa, Tipografia Mareggiani, Bologna 1937
- Guelfo Civinini, Trattoria di paese, Mondadori, Milano 1937
- Guelfo Civinini, Scricciolo & C., Bemporad, Milano 1936; Marzocco, Milano 1937
- Giovanni Comisso, L’italiano errante per l’Italia, Parenti, Firenze 1937
- Lucio D’Ambra, Il Romanzo di Abbazia, Mondadori, Milano 1937
- Grazia Deledda, Cosima, Fratelli Treves, Milano 1937
- Angelo Frattini, L’amante nell’ombra, Rizzoli 1937
- Piero Gadda Conti, Festa da ballo, Ceschina, Milano 1937
- Salvator Gotta, A bocca nuda, Baldini & Castoldi, Milano 1937.
- Domenico Giuliotti, Pensieri di un malpensante, Vallecchi, Firenze 1937
- Domenico Giuliotti, Raccontini rossi e neri, Vallecchi, Firenze 1937
- Giulio Gozzi, I canti del Rubicone, La Prora, Milano 1937
- Tommaso Landolfi, Dialogo dei massimi sistemi, Firenze: Parenti, 1937; Milano: Rizzoli, 1975; a c. di Idolina Landolfi, Milano: Adelphi, 1996
- Liala (Amalia Liana Negretti Odescalchi), Il Fiaccanuvole, Mondadori, Milano-Verona 1937
- Carlo Linati, Sinfonia alpestre, Treves, Milano 1937
- Curzio Malaparte, Sangue, Vallecchi, Firenze 1937
- Nicola Moscardelli, Racconti per oggi e per domani, Sperling e Kuppfer, 1937
- Alberto Moravia, L’imbroglio. Cinque romanzi brevi, Milano, Bompiani, 1937
- Marino Moretti, Anna degli elefanti, Mondadori Milano 1937
- Umberto Notari, Vieni in Italia con me, Società Anonima Notari – Istituto editoriale italiano, Milano, 1937
- Aldo Palazzeschi, Palio dei buffi, Vallecchi, Firenze 1937
- Alfredo Panzini, Il bacio di Lesbia, Mondadori, Milano 1937
- Giovanni Papini, I testimoni della Passione, Vallecchi, Firenze 1937
- Carlo Pastorino, Una cosa da nulla (Quasi un romanzo), Àncora, Milano 1937
- Carlo Pastorino, La prova del fuoco. Cose vere, Società Editrice Internazionale, Torino 1937
- Carlo Pastorino, Il bacio della primavera. Storia di vita vissuta, Àncora, Pavia 1937;
- Enrico Pea, Il forestiero, Vallecchi, Firenze 1937
- Renzo Pezzani, Ruggine (fiabe), Torino, Società editrice internazionale, 1937
- Luigi Pirandello, Una giornata, Mondadori, Milano 1937
- Pier Antonio Quarantotti Gambini, La rosa rossa, Treves, Milano, 1937
- Margherita Sarfatti, L’America, ricerca della felicità, Milano-Verona, A. Mondadori, 1937
- Alberto Savinio, Tragedia dell’infanzia, Edizioni della Cometa, Roma 1937
- Teresa Sensi, L’amore degli altri, Rizzoli, Milano 1937
- Ignazio Silone, Pane e vino, Verlag Oprecht, Zurigo 1936 (in tedesco) 1978), J. Cape, London 1937 (in inglese); Nuove edizioni di Capolago, Lugano 1937 (in italiano); Vino e pane, A. Mondadori, Milano 1955
- Luigi Risso Tammeo, Il passero solitario, Fratelli Treves, Milano 1937
- Bonaventura Tecchi, Amalia, Milano, Treves, 1937
- Cesare Zavattini, I poveri sono matti, Bompiani, Milano 1937

